La Tradizione Enologica

Il cuore pulsante della Villa Bertoja è la passione per la vinificazione. Girolamo Michelin è un enologo affermato, dedito alla progettazione di cantine che raccontano storie attraverso i loro vini. E' possibile visitare la cantina ed esplorare la sua collezione di antichi attrezzi per la viticoltura, testimonianze di secoli di tradizione enologica. 

Introduzione

Il libro L'eredità del passato - Storia di un'antica famiglia nobiliare fornisce dettagli sulla produzione e la commercializzazione dei vini antichi della Villa Bertoja Michelin nel contesto del territorio Trevigiano, da sempre protagonista della tradizione viticola ed enologica, che si intreccia fittamente con le vicende della Nobile famiglia Bertoja. Sono numerosi i documenti storici che attestano, sin dal Cinquecento, la presenza di figure professionali in ambito enologico: “Stimadori e assaggiatori di vini” di cui la famiglia Bertoja vantava innumerevoli esponenti. Reperti che confermano la passione, l'abnegazione e l'accuratezza con cui ci si dedicava a tale nobile attività.

Viticoltura e Vinificazione

La vite era coltivata in terreni contrassegnati con la dicitura <A.P.V.> (iniziali che stanno per: Arativo – Piantato – Vidigato) dove la coltura era promiscua e le viti venivano “maritate” ad un tutore vivo che serviva per il loro sostegno, costituito generalmente dall'acero (allora chiamato opio) o dal salice (salgaro) ed a volte anche dall'olmo e dal gelso, o da piante fruttifere quali il ciliegio e il melo.

Allora il nome del vino si identificava scarsamente con il nome del vitigno e per produrre una determinata tipologia di vino si utilizzavano di regola uve di diverse varietà. E per identificare i vini si usavano appellativi riferiti non tanto al vitigno ma alla diversa provenienza o tipologia dei prodotti:

Vino bianco – il classico prodotto delle colline Trevigiane.

Vino negro – vini rossi con sapore marcato.

Vin de monte – vini provenienti dalla fascia collinare.

Vin de plano – vini di pianura.

Vite maritata all'opio (acero) e al salice

In alcuni casi, a fianco di certi vini, veniva indicato cò aqua oppure più esplicitamente vino negro misso a boier cò aqua. L'annacquamento era una pratica usata in particolare su una certa tipologia di vini rossi. All'epoca infatti tra le uve più diffuse c'erano le Recandine e la Rabosa da cui si producevano vini rossi molto carichi di colore, di elevata tannicità e di sapore asprigno. Questi vini se consumati tal quali risultavano troppo corposi al palato per cui venivano diluiti con l'aggiunta di una modesta percentuale di acqua. Essi erano molto richiesti dalla Serenissima perché, grazie alla loro notevole corposità ed ai loro particolari requisiti organolettici, resistevano molto meglio di altri vini al trasporto via mare, si conservavano più a lungo e ben difficilmente manifestavano problemi di acescenza.

Antica cassa attrezzata per la pigiatura dell'uva con i piedi

Ma era soprattutto lungo le pendici collinari, dove attualmente regna il Prosecco, che venivano prodotti i vini di maggiore qualità, sia bianchi che rossi. In queste zone vengono spesso citate anche le Mostadure che erano una categoria di vini particolarmente pregiata e diffusa all'epoca. Erano vini dolci, rientranti nella tipologia dei vini non bogiti cioè non bolliti che equivale a non fermentati, quindi ancora dolci.

Le Mostadure provenivano da uve molto mature, con un elevata concentrazione zuccherina ed erano costituite essenzialmente da un mosto non pigiato, sgrondante dalle uve sottoposte a pressione del loro stesso peso. Per impedirne la fermentazione il mosto veniva ripetutamente travasato e chiarificato con Filtri a sacco che furono utilizzati sicuramente fino a tutto il XIX secolo. Questi filtri erano costituiti da una serie di sacchi di robusta tela racchiusi entro un recipiente di legno in cui scolava lentamente il succo filtrando attraverso le maglie del tessuto. Uno di questi antichi filtri, un autentico reperto storico, fa parte della collezione esistente presso Villa Bertoja Michelin a Motta di Livenza.

Filtro a sacco
Fornetto solforatore abbinato al filtro
Sacchi per la filtrazione di vini e mosti

Le mostadure erano un prodotto assai versatile generalmente ottenuto con uve provenienti dalle zone collinari, adatto per essere consumato tal quale o fatto parzialmente fermentare nel qual caso veniva chiamato Vin da Todeschi essendo soprattutto il consumatore Germanico un assiduo estimatore di questi vini. E i Bertoja in epoca Veneziana si erano specializzati nel commercio dei loro vini proprio con il Cadore ed i paesi Germanici, vinificando anche le uve del Vescovado. Alla fine del seicento la loro principale cantina, ubicata a Ceneda, in Contrada Cencenighe dietro al loro palazzo, aveva una disponibilità di oltre una cinquantina di botti ed era considerata tra le più ben attrezzate del comprensorio.

Ruolo Sociale del Vino

Il vino, da queste parti, ha sempre assolto il ruolo di collante sociale e anello di congiunzione tra i diversi ceti della collettività: a partire dai “vini di eccellenza” per le classi sociali più elevate, ai “vini da Messa” per le funzioni religiose, fino alla versione più popolare dei vini allungati con acqua, precursori dell'odierno spritz e per questo motivo è sempre stato il protagonista delle tavole Trevigiane.

A quel tempo i “vini di eccellenza” avevano una loro importanza anche in campo diplomatico e politico, erano utili per fare omaggi e per curare le pubbliche relazioni, assumendo un grande significato nei banchetti delle classi nobili, ecclesiastiche e borghesi. Infatti alla tavola dei re si serviva vino, sia nell'Europa dove vive la vite, sia in Inghilterra, Russia, o Scandinavia; ovunque insomma il vino di eccellenza doveva accompagnare i cibi dei sovrani, dei principi, dei nobili e naturalmente dei ricchi mercanti che costituivano l'ossatura della classe imprenditoriale.

In particolare tra il '500 e il '600 la cultura del vino rappresentava uno dei tanti aspetti della tradizione mercantile veneziana e quella del Conoscitore e Assaggiatore del vino era diventata una vera e propria arte nella quale i Bertoja eccellevano avendo esercitato da sempre questa loro passione. Non a caso anche nel novecento l'ultimo discendente di questa atavica famiglia, il Nobiluomo Luigi Bertoja, era proprietario di una stimata cantina ubicata nella zona centrale di Motta di Livenza dove venivano prodotti e imbottigliati i migliori vini del territorio fregiati dei più prestigiosi riconoscimenti. Nei sotterranei della propria villa egli aveva inoltre allestito una cantina padronale nella quale conservava le migliori specialità e dove ora è ubicata una pregevole esposizione di attrezzature di antiquariato enologico, dalla pigiatura dell'uva, al travaso e filtrazione dei vini, al riempimento ed alla tappatura delle bottiglie etc.

Non sorprende l'eccezionale potenziale qualitativo dei vini oggi prodotti in questo territorio frutto del lavoro, della passione e della tradizione che ci sono stati tramandati da tali straordinari precursori. E forse era destino che in Villa Bertoja Michelin si dovesse ancora oggi continuare a parlare di vino.... 

Antichi imbuti per il travaso del vino detti "lore".
Antichi tappatori con diverse forme.
Porta arrotondata per il passaggio delle botticelle.
Etichetta utilizzata nella cantina di Motta di Livenza.

Esposizione di attrezzature di Antiquariato Enologico

Per l'allestimento di questa esposizione sono stati recuperati i locali sotterranei della villa dove era dislocata l'antica cantina padronale dei Nobili Bertoja. Una parte di queste antiche attrezzature è inoltre distribuita, come oggetti d'arredo, all'interno della villa, nel salone centrale,  nello studio di rappresentanza, lungo i corridoi e le stanze di passaggio.

Un connubio ideale, considerate le ricche tradizioni enologiche dei Nobili Bertoja e l'attività di progettazione di cantine esercitata dall'attuale proprietario.

Si tratta di antiche attrezzature riconducibili alla pigiatura dell'uva, al travaso e alla filtrazione dei vini, al riempimento e alla tappatura delle bottiglie etc.

E' inoltre presente una copiosa collezione di cavatappi di tutti i tipi e tutta una serie di accessori che una volta venivano utilizzati in cantina, valvole in bronzo, raccordi, spinelli in legno, lore, boccali etc.e una collezione di pregevoli ceramiche con elementi stilizzati riconducibili all'uva.

Un percorso tematico, un incontro suggestivo con gli elementi del passato, con gli attrezzi che nei secoli hanno accompagnato l'attività di chi si dilettava a produrre il vino.